sabato 25 settembre 2010

senza titolo



domandalo al tempo
domandalo al verso
della bocca quando rattristata
si stringe
in una smorfia ridicola
se non pesa
il vuoto
della bolla di sapone
quando dolcemente
sfiora la superficie delle cose
e lascia l'odore
e il fresco di un nuovo amore

mercoledì 15 settembre 2010

Sulla penetrazione dell'arte e dell'anima

Un critica che presume di illustrare l'opera d'arte in realtà la frantuma, la corrompe, la guasta. La critica, invece, deve entrare nell'opera, appropriarsi delle sue leggi ed esporre di nuovo ciò che essa ha esposto, portandola a compimento.
Allo stesso modo descrivere un uomo significa frantumare, corrompere e guastare la sua unicità. E' necessario addentrarsi nell'animo, far propri i suoi meccanismi e restituire quello stesso movimento interiore, realizzandolo all'esterno.

domenica 12 settembre 2010

Il mondo possibile

La vita, come una storia d'invenzione, è sottesa da un'immensa struttura fatta di caselle vuote, di percorsi non esplorati e l'uomo può su questa struttura di base ricamare infinite trame utilizzando sempre le stesse poche funzioni semantiche. La trama che in un dato momento si sta costruendo rappresenta solo una delle storie, uno dei mondi possibili. Quest'operazione è concepibile solo presupponendo una rimessa in discussione totale e costante di queste semantiche. Ogni scelta, ogni passo, ogni parola va discussa prima e dopo la sua esternazione. Io reputo questo un atto di estrema libertà. L'incontro/scontro con l'altro e con il suo mondo non può che creare un turbamento nella tessitura del mio. Un turbamento tale che ho sempre ritenuto opportuno sottoporre ad analisi e ridiscussione la mia storia, le miei convinzioni, i miei stati metali alla luce di quelli dell'altro. E così è stato con te. Ho buttato giù due righe, per rileggerle da sola, in lontananza, controluce. Erano belle. E così ho continuato a scrivere sapendo che non avrei avuto il tempo di completare l'opera. Ma l'ho fatto comunque, poichè interrompere la bellezza di un incontro sarebbe come privare la struttura della propria energia. Non so quanto tu abbia percepito l'interrogazione che ho posto. Sei una trama, un mondo possibile. E non è poco essere un mondo possibile nell'universo dell'altro. Non una stella, un pianeta morto, una polvere, ma un mondo pullulante di vita. Combatti te stesso e le tue incertezze. Disabituato all'attenzione come all'amore. Straniero nella competizione con l'altro che comporta annullamento e reinvenzione di sè. Ma io non cerco la semplice normalità: indago il non-comune, il frantumato e il frantumante. Poichè penso che è nella rottura il punto di partenza per il conseguimento della libertà e il godimento pieno. Io posso essere libero nel momento in cui non solo brucio un trama, ma scompongo l'ordine delle caselle nella struttura, perchè posso decidere come e perchè. Io credo che tu percepisca il disagio e tenti di esorcizzarlo invece che cavarne energia. Mi hai chiesto più volte, in questo tempo che abbiamo condiviso, di definire verso dove stavamo andando, come sarebbe stata l'opera una volta completa. Io non ho risposto. Non esiste una risposta. Io continuerò certamente a scrivere, poichè non sono abituata ad interrompere una trama se questa porta ancora significazione e bellezza. Tendo a te perchè voglio ancora abitare questo mondo possibile. Non sei la giustificazione di una scelta, ma la scelta stessa.